TELEVISIONE :

 UN PERICOLO PER LA DEMOCRAZIA ? 

  L'evoluzione biologica dell'uomo si muove lentamente, è una questione di secoli, e privilegia determinate mutazioni rispetto ad altre. Molto diversa è l'evoluzione sociale, alimentata dalle scoperte e dalle invenzioni è molto spesso rapida. Vi sono invenzioni che provocano cambiamenti lievi, in genere in meglio, a volte in peggio; ma ve ne sono altre che modificano la cultura e la società in modo profondo e imprevedibile, in un modo che è possibile comprendere solo a posteriori, è il caso della televisione.
Molti forse penseranno che quanto sto per dire è eccessivo o esageratamente allarmistico, ma io credo che se avrete la voglia di seguirmi fino in fondo concorderete con me e con tutti i molto più autorevoli personaggi che prima di me si sono posti il problema del pericolo del potere della televisione.
  La discussione sul grande potere della televisione e quindi della sua intrinseca pericolosità è cominciata in Italia nel 1994 con il successo elettorale di Berlusconi, che ha portato molti a riflettere su una realtà fino ad allora, forse volutamente, sottovalutata e cioè il possibile condizionamento che un mezzo di comunicazione di massa può generare se utilizzata per gli interessi di un gruppo politico. Prima del successo editoriale Fininvest, nel nostro paese il grande pubblico televisivo era sotto il controllo dello stato, che grazie alla politica consociativa, aveva quasi equamente distribuito l'influenza dei partiti politici sulle tre reti nazionali (DC, PSI, PCI) e quindi nessuno aveva interesse a sollevare gli aspetti negativi dell'uso del mezzo televisivo.
Con l'ingresso in politica di Berlusconi questi equilibri sono stati alterati, e nei vecchi centri di potere è dilagata la preoccupazione per l'influenza esercitata sui telespettatori che ogni giorno seguono i programmi Fininvest, che sono circa il 50% del totale.
Come vedremo più avanti, l'aspetto politico puro è però solo un aspetto del problema, che nel mondo ha suscitato interventi e dibattiti molto prima che nel nostro paese.
Il mio intervento su questo argomento non può prescindere da quanto evidenziato da illustri filosofi e psicologi quali il liberale Karl Popper teorico della società aperta, che morendo proprio nel 1994 ha lasciato una sorta di testamento spirituale proprio sui pericoli della televisione, lo scienziato delle comunicazioni John Condry che ha condotto studi approfonditi in particolare sull'influenza della televisione sull'educazione e lo sviluppo dei bambini, ed anche Karol Wojtyla che a più riprese è intervenuto su questo argomento.

Il potere dei media
  Prima della TV esisteva principalmente la comunicazione collettiva, gli spazi pubblici, il cinema e ovviamente i giornali, tutti mezzi che comunque richiedono un interessamento attivo, la precisa volontà di ricevere informazioni; se fino a qualche decennio fa l'informazione andava cercata all'esterno delle mura domestiche, ora invece con la diffusione di massa della televisione, le informazioni sono già dentro, e lo spettatore diventa un ricettore passivo della marea di notizie e informazioni che vengono introdotte nell'ambiente domestico.

Il pericolo delle idee che si affermano in modo inconscio
Negli ultimi decenni la televisione ha rivoluzionato le comunicazioni influenzando profondamente la vita famigliare. Oggi la televisione è la fonte primaria di notizie, di informazioni e di svago per innumerevoli famiglie, a tal punto da condizionarne gli atteggiamenti, le opinioni ed i comportamenti; in modo particolare per quanto riguarda gli spettatori più giovani e quelli meno dotati di senso critico.
L'influenza della televisione, dice John Condry nel suo studio ladra di tempo, serva infedele, dipende da due fattori: l'esposizione  e i contenuti. Quanto maggiore è l'esposizione dello spettatore allo spettacolo televisivo, tanto maggiore è, in genere, l'influenza esercitata dal mezzo. In una certa misura, la natura di tale influenza sarà determinata dai contenuti. Tuttavia, l'esposizione basta da sola ad influenzare lo spettatore, indipendentemente dai contenuti. Lo studio prende in esame i comportamenti degli americani nei confronti della televisione, ma i dati sono validi anche per l'Italia senza differenze significative. Nel giro di poco più di dieci anni dalla sua invenzione il novanta per cento della famiglie possedeva un televisore, ed oggi in quasi tutte le case i televisori presenti non sono mai meno di due o tre; questa diffusione secondo alcune stime ha provocato un aumento del 58 per cento del tempo trascorso a contatto con i mezzi di comunicazione. Dal 1960 il tempo durante il quale viene tenuto acceso l'apparecchio televisivo è costantemente aumentato, ed oggi è di oltre sette ore al giorno. L'introduzione della televisione ha quindi provocato un vasto mutamento delle abitudini di vita.
  Politica dell'immagine, dell'apparire e non dell'essere
Se in origine la televisione ha svolto un interessante ruolo di diffusione culturale, ricordiamoci trasmissioni come non è mai troppo tardi, che hanno contribuito in modo determinante alla sconfitta dell'analfabetismo in Italia, questo ruolo con il passare del tempo è stato via via abbandonato, con il crescere delle necessità di mercato e di successo le competizioni per l'audience hanno creato la tendenza ad un costante peggioramento della qualità dei programmi. Il fatto è che i produttori televisivi che praticano una vera e propria pornografia culturale, hanno in effetti dei vantaggi su quelli che non lo fanno. Il risultato è che la televisione è progressivamente sempre più incline al sensuale, al sessuale e al sensazionale, in tutti i sensi. Programmi come Stranamore, Carramba che sorpresa, godono di grande successo giocando con le emozioni e i sentimenti altrui, ma anche le notizie di cronaca dei telegiornali, sfruttano immagini sempre più forti, più spinte per catturare l'attenzione attraverso il sensazionalismo, in nome della libertà di informazione le scene e le vittime di delitti o incidenti vengono ripresi anche infilando le telecamere sotto i teli di protezione, violando anche quell'ultimo pudore della morte; per non parlare dei servizi di guerra dove si è già arrivati a pagare i combattenti per inscenare scontri che la telecamera non aveva fatto in tempo a riprendere
Provate a guardare un giorno qualunque i telefilm americani, che girano tutto il mondo, o la pubblicità. Guardate con attenzione l'immagine della vita ricca e spensierata che il più delle volte esse trasmettono, e pensate che effetto possono fare in una favelas del brasile. L'effetto della diffusione delle seducenti immagini della civiltà occidentale, del mondo consumistico, se già creano un effetto sui telespettatori più giovani o deboli del nostro paese, hanno un effetto esasperato sugli stili di vita di quegli spettatori che non condividono i codici di comunicazione ai quali noi siamo assuefatti. Il contenuto di realtà delle situation-comedy americane o della pubblicità nostrana, è minore di quello delle leggende dell'inizio dell'era moderna; ma il loro effetto è di gran lunga più forte. In particolare la pubblicità nel secondo e nel terzo mondo, ma anche agli occhi dei nostri bambini, passa per una descrizione attendibile di un possibile modo di vita, condizionando in buona parte le aspettative legate alle migrazioni. Ricordiamoci di quanto accaduto con l'Albania, i programmi Italiani ricevuti subito dopo il crollo del regime, hanno spinto decine di migliaia di persone a partire immediatamente e a qualunque costo verso quello che avevano imparato a conoscere come il regno del benessere. La stessa televisione, con incredibile ingenuità, ce li presentava poi increduli, a dichiarare che in Italia tutti erano ricchi, non esistevano problemi di lavoro, e quindi anche loro potevano trovare un posto. La realtà è dunque quella che viviamo o quella che vediamo in televisione? Un fatto reale per essere vero deve oggi essere trasmesso in TV, e quindi forse basta che una qualsiasi storia venga trasmessa come vera per diventare reale, più vera del vero.

 LA CHIESA E LA TELEVISIONE
Con largo anticipo rispetto ai leader politici, grazie alla grande sensibilità di Giovanni Paolo II, la chiesa ha intuito le grandi potenzialità del mezzo di comunicazione di massa, e ancora prima del 1980 ha iniziato ad utilizzare la televisione per farla mezzo della evangelizzazione cristiana, promuovendo la partecipazione di religiosi ad ogni tipo di spettacolo televisivo, dai talk-show ai programmi sportivi. In perfetta sintonia con il pensiero del Papa troviamo un altra influente figura della Chiesa, il cardinale Carlo Maria Martini che paragona il fratello televisore al lembo del mantello di Gesù.
Questa influenza televisiva che come vedremo più avanti non è estranea al capovolgimento della situazione politica nella ex Unione Sovietica, diventa però più critica e allarmata con l'inizio degli anni novanta, quando all'ottimismo per l'azione divulgatrice subentra la preoccupazione per il vuoto morale, la perdita di responsabilità, la ricerca di autogratificazione attraverso i consumi materiali. Dice il Pontefice: "La televisione può arricchire la vita familiare, ma la può anche danneggiare: diffondendo valori e modelli di comportamento falsati e degradanti, mandando in onda pornografia e immagini di brutale violenza; inculcando il relativismo morale e lo scetticismo religioso; diffondendo resoconti distorti o informazioni manipolate sui fatti ed i problemi di attualità, creando attraverso la pubblicità desideri affidati ai più bassi istinti; esaltando false visioni della vita che ostacolano l'attuazione del reciproco rispetto, della giustizia e della pace." E ancora, descrivendo gli effetti dei messaggi trasmessi da quello che il Pontefice ama definire il moderno areopago (Termine non a caso ripreso da quello che nell'antica Grecia, nel momento in cui i politici stavano perdendo potere a vantaggio dei ricchi possidenti nel IX secolo a.C. rappresentava il supremo consiglio di giustizia e politica); dice: "Un settore tanto decisivo della società non va abbandonato ai giochi del mercato, ma va opportunamente tutelato per garantire un equilibrato e democratico confronto di opinioni".
  Bambinaia elettronica dice Karol Wojtyla
Il maggiore problema dell'utilizzo del mezzo televisivo è senza dubbio legato all'educazione dei figli. Oggi c'è qualcosa che non va nella nuova generazione di bambini, nel modo in cui crescono. La rapida evoluzione di questi ultimi anni ha modificato il tessuto urbano, la famiglia appare completamente stravolta e la scuola funziona male, quando funziona. Sono in aumento i suicidi e gli omicidi di minori, e molti bambini hanno disturbi fisici e sofferenza mentale. Quale è la responsabilità della televisione in questa situazione ?  Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima chiederci, come si diventa adulti ?  Nell'antichità i bambini trascorrevano il loro tempo nelle comunità in cui erano nati, osservando gli adulti nelle loro attività di lavoro e di svago; in questo modo imparavano quanto da grandi gli serviva per inserirsi in una società che conoscevano. Con l'epoca della rivoluzione industriale la situazione ha cominciato a cambiare. Le persone si staccavano in numero crescente dalle comunità in cui avevano vissuto e si trasferivano nelle città in cerca di altre opportunità economiche e sociali. Nel mondo industriale urbano i bambini osservavano la vita in modi nuovi, le scuole sono state inventate proprio per completare le opportunità di apprendimento che la sola osservazione non era più in grado di fornire. Negli ultimi anni la situazione si è modificata in modo ancora più spettacolare, con una accelerazione senza precedenti, oggi nella settimana tipo, uno studente trascorre almeno 27 ore davanti alla TV che sommate a quelle dei videogiochi diventano 40, considerando che mediamente trascorrono svegli 112 ore a settimana (16 ore al giorno), e di queste 40 ore sono dedicate alla scuola contando anche il tempo dedicato ai compiti ed il tempo per andare e tornare, restano solo 32 ore per avere rapporti umani con i coetanei e i familiari.
I bambini guardano la televisione con motivazioni decisamente diverse da quelle degli adulti. La maggior parte degli adulti guarda la televisione per divertimento; la maggior parte dei bambini, pur trovandola divertente, guarda la televisione per capire il mondo.
La motivazione unita alla grande quantità di tempo dedicata ad assistere ai programmi televisivi toglie ogni dubbio sull'influenza che questo mezzo ha sull'educazione.
Ancora Karol Wojtyla ha recentemente ammonito: "Formare l'educazione e le abitudini dei figli, a volte può semplicemente voler dire spegnere il televisore, perché ci sono cose migliori da fare o perché la visione indiscriminata della televisione può essere dannosa. I genitori che si servono abitualmente e a lungo della televisione come di una specie di bambinaia elettronica, abdicano al ruolo di primari educatori dei propri figli".
  violenza negli spettacoli in particolare per i bambini
La televisione è una ladra di tempo: Quando i bambini la guardano ininterrottamente per ore, non fanno altre cose che sul lungo periodo sono assai più importanti per il loro sviluppo, ma non solo il contenuto di programmi e pubblicità influenza profondamente atteggiamenti, credenze e azioni dei bambini.
In genere i bambini cominciano a guardare i cartoni animati verso i due anni di età, mentre fra i sei e gli undici anni si interessano sempre maggiormente alle situation comedies, cioè gli sceneggiati comici. I bambini piccoli guardano i cartoni animati perché sono molto "marcati" cioè ogni azione è sottolineata da caratteristiche che attirano l'attenzione, questo perché l'attenzione del bambino è discontinua, quindi gli effetti audio contribuiscono a richiamarli davanti all' apparecchio. I bambini non capiscono il contenuto dei programmi allo stesso modo degli adulti, ad esempio non riescono a trarre deduzioni da una azione sottintesa ma non esplicitamente mostrata. E' improbabile che capiscano i messaggi più sottili, cioè che certe azioni sono più significative di altre, ma una cosa che senz'altro capiscono è che se uno vuole una cosa ed è più forte o più potente di un altro, la ottiene. Questo messaggio figura in modo dominante in tutti i cartoni di azione o avventura. E' ampiamente documentato che il quantitativo di violenza contenuto negli spettacoli per bambini è nettamente maggiore rispetto a quello dei programmi per adulti trasmessi nella fascia serale, nei programmi per bambini ci sono una media di 25 atti di violenza l'ora, contro i cinque l'ora dei programmi per adulti di prima serata.
Guardare simili programmi, come dimostrato da centinaia di studi effettuati a partire dagli anni sessanta, induce i bambini di entrambi i sessi ad atteggiamenti più aggressivi. Grande scalpore suscitò nell'opinione pubblica di tutto il mondo la notizia di due bambini di dieci anni che a Liverpool rapirono e uccisero un bambino di due anni senza alcun motivo;. e da allora la cronaca di violenze di questo tipo si è purtroppo moltiplicata. Assistere a programmi televisivi violenti influenza però non solo il comportamento ma anche credenze e valori.
 creazione di modelli di vita senza lavoro
Guardando la televisione i bambini non fanno forse quello che hanno sempre fatto ? cioè osservare la società per capire che posto occupano al suo interno? però la televisione non li informa sul mondo perché non è concepita per fornire ai bambini informazioni sul mondo reale. La televisione oggi ha un unico obbiettivo: vendere merci. Lo scopo dei responsabili della programmazione è catturare l'attenzione del pubblico e trattenerla abbastanza a lungo per pubblicizzare un prodotto. Per questo non ci si può aspettare di vedere la realtà in televisione, se quello che attrae l'attenzione è distorcere la realtà, vi sarà distorsione o peggio invenzione. La televisione è governata dall'orologio, qualsiasi elemento o incertezza debbono essere risolti entro il tempo stabilito, e se non lo sono e lo stesso; ci sono i prodotti da vendere. E' il tempo che detta il passaggio ad un altro programma, un altro prodotto e sotto questo profilo la televisione somiglia alla scuola .
Se un allievo si interessa ad uno specifico argomento, se una discussione rivelatrice e importante inizia appena prima della campanella, non c'è scampo, la campanella suona: è ora di cambiare argomento. Atteggiamenti del genere banalizzano l'interesse e ostacolano l'apprendimento; insegnano ai bambini a non farsi coinvolgere troppo da nulla. Ne la televisione ne la scuola promuovono l'interesse verso un argomento al di là di quello che concede l'orologio. C'è forse da stupirsi se gli insegnanti riferiscono che l'attenzione degli alunni è discontinua, che non si sofferma mai a lungo su nulla, neppure sugli argomenti che hanno scelto loro stessi?
Se i bambini di oggi come sostengono alcuni sono più aggressivi, crudeli con i loro simili, se mancano di solidarietà, se ridono dei deboli o di chi dimostra di avere bisogno di aiuto è forse per ciò che vedono sul piccolo schermo? La ricchezza è la chiave per passarsela bene in TV; i più ammirati sono i ricchi, vivono in bellissime case e vanno in giro con auto bellissime; la cosa assurda è che la TV non mostra nessuno intento a lavorare per guadagnare quelle ricchezze che ostenta. Non esiste alcun legame fra il lavoro e la vita. I bambini (ma forse anche alcuni adulti) che per natura trovano sempre la via più semplice alla soluzione dei problemi, cercano la bella vita come la vedono in televisione, vale a dire possedere tante cose per essere felici, ma non sanno come procurarsele. E come potrebbe essere diversamente? non si può mostrare le fatiche del lavoro in televisione, sarebbe uno spreco di tempo e renderebbe i programmi noiosi, inammissibile! In televisione ogni momento deve essere emozionante, a queste condizioni è impossibile rappresentare il rapporto causa risultato fra lavoro e ricchezza.

  La TV Elogia le droghe e gli atti violenti
La TV e comunque sempre istruttiva, bisogna però vedere cosa insegna. Da tempo è in atto la lotta alla droga, un aspetto di questa lotta è la componente educativa, si possono vedere in televisione diversi spot che esortano gli spettatori, ed in particolare i giovani ad evitare l'uso di droghe, volti noti e famosi si prestano per queste importanti campagne educative, un esempio felice di utilizzo del mezzo televisivo? forse.
Se analizziamo però attentamente il complesso dei programmi di una comune giornata televisiva c'è di che scoraggiarsi, i messaggi antidroga sono in numero nettamente inferiore a quelli pro-droga, per ogni messaggio che scoraggia l'uso delle droghe ve ne sono 6 che dicono: "se non ti senti bene, prendi una droga, o un farmaco o un alcoolico".
Un messaggio pro-droga può essere ogni situazione in cui viene rappresentato un personaggio che fa uso di alcool, birra, sigarette, farmaci stimolanti per arrivare alle droghe pesanti senza conseguenze negative; mentre la situazione in cui il personaggio fa le stesse cose  ma subisce un danno di qualunque genere è un messaggio antidroga.
Sebbene le campagne di pubblico interesse hanno un'efficacia nell'influenzare i comportamenti circa il rischio di abuso di droghe, i programmi televisivi e le pubblicità raffigurano un mondo in cui l'uso dell'alcool e delle droghe è diffuso in maniera allarmante ed in modo del tutto naturale. Non riesci a dormire? prendi qualcosa, non riesci a stare sveglio? prendi qualcosa, Vuoi dimagrire? prendi qualcosa, Ti senti un po' giù? prendi qualcosa o beviti una birra. Che cosa insegna questo ai giovani sull'uso e l'abuso di sostanze? non dice forse che in fondo le droghe sono legittime, fanno parte della cultura generale.

 Influenza del Giappone e conquista culturale
Un altro aspetto particolare della formazione televisiva sono i cartoni animati giapponesi, sarebbe troppo lungo qui approfondire questo argomento, lo voglio però segnalare in quanto le ultime generazioni di ragazzi occidentali stanno dimostrando comportamenti influenzati da una cultura che non è la nostra. Il grande proliferare di cartoni giapponesi, zeppi di situazioni incredibili, miscuglio di realtà e fantasia dove comuni ragazzi riescono a fare cose impossibili, oppure personaggi impossibili convivono in uno spazio quasi reale, sono frutto di una tradizione culturale che ha radici estremamente differenti dalla nostra, e quello che è più o meno naturale per un bambino giapponese rischia di essere causa di trasformazioni importanti in un bambino occidentale. Per dare un'idea della grande differenza fra le due culture basti pensare che in Giappone due concetti per noi naturalmente diversi come lo spazio inteso come distanza e il tempo, sono concentrati in un'unica espressione "ma" che vuole dire intervallo; è chiaro che due culture così radicalmente diverse non possono che esprimere modi di agire e di vivere differenti
I giapponesi sconfitti nel loro sogno di conquista con la seconda guerra mondiale, sono forse in procinto oggi di trasformarci attraverso la televisione ed i rapporti commerciali, innestando la loro cultura della forma, dell'apparenza sulla nostra della sostanza. La loro cultura che ha consentito anche grazie alle rigide gerarchie feudali ancora vive, al Giappone di essere il paese con il più basso tasso di violenza e malavita al mondo è totalmente diversa e inversa alla nostra basata sulla verità e sulla giustizia, è basata su rapporti in codice, parametri estetici, sulla forma della realtà. Lo scontro di queste culture non si avverte però solo da noi, perché i programmi televisivi occidentali arrivano in oriente che si sta a sua volta occidentalizzando, creando fratture insanabili come le sette religiose che hanno fatto la strage della metropolitana di Tokyo.

Utilizzo a fini politici
Ho cominciato parlando delle preoccupazioni del mondo politico sull'utilizzo della televisione, non dimentichiamo però che la classe politica dirigente in Italia ha sempre fatto un uso propagandistico della TV in modo costante, con i telegiornali, con i servizi speciali, persino con lo sport quando questo serviva a distogliere l'attenzione dai problemi reali. Quello che è avvenuto negli ultimi anni è solo una enfatizzazione di questo uso ed uno scontro fra i due gruppi dominanti, impegnati sulle reciproche reti a sostenere le rispettive tesi, inserendo messaggi più o meno espliciti in ogni programma a disposizione. A livello mondiale un esempio di abuso di utilizzo della televisione per scopi politici è stata senz'altro l'Unione Sovietica e in tempi più recenti la Jugoslavia. Per quanto concerne l'Unione Sovietica l'inizio dell'era dei satelliti ha avuto sicuramente un ruolo determinante nel crollo del regime comunista, che ha dimostrato il suo fallimento, il fallimento di tutta l'ideologia marxista, posto a confronto con i modelli più evoluti della società occidentale. Sono stati i media e l'effetto di ritorno dell'opinione pubblica internazionale, nel periodo che va dal primo viaggio del Papa in Polonia (giugno 1979) all'apertura del muro di Berlino (novembre 1989), a dare energia ad un movimento di trasformazione fino allora inimmaginabile nei regimi comunisti.
Karl Popper il grande pensatore liberale che ha combattuto per tutta la vita gli eccessi dello ingegneria sociale e del controllo dello stato sui cittadini, ha scritto nel suo testamento spirituale"La caratteristica essenziale della democrazia deve essere quella di mettere sotto controllo il potere politico, ora è accaduto che la televisione è diventata un potere politico colossale, forse il più importante di tutti e così sarà certamente se continueremo a consentirne l'abuso. Nessuna democrazia può sopravvivere se non metteremo fine all'abuso di questo potere." Può sembrare strano che un filosofo liberale per di più il teorico della società aperta lasci come ultimo scritto delle proposte regolative se non addirittura censorie nei confronti di un mezzo di comunicazione, ma in questo caso è la democrazia stessa che lo richiede per tutelare la libertà dei cittadini.

  Il pericolo per la conquista della libertà!
Un esempio di utilizzo politico di parte della televisione lo stiamo vivendo in questo periodo, in cui tutti i notiziari insistono con sempre maggiore veemenza nel tentativo di delegittimare la proposta politica della Lega Nord, ampi spazi sono riservati agli interventi di leader politici che sottolineano a turno la pericolosità, l'egoismo, l'incostituzionalità della richiesta di indipendenza, non mi dilungo perché i risultati li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, voglio solo ricordare come i telegiornali colpiti sul vivo dall'iniziativa di Bossi di allontanare le telecamere da un comizio, proprio per denunciare questo stato di cose, hanno reagito facendo fronte comune, Rai e Fininvest, nel denunciare l'assurda e ingiustificata violenza di alcuni pacifici signori che hanno invitato i cameramen a spegnere le telecamere, dimenticando del tutto le scene, quelle si di vera violenza, di diversi loro leader politici importunati dall'inviato di Striscia la notizia, che malgrado tutto è forse oggi il telegiornale più imparziale della televisione italiana. Non dobbiamo però dimenticare tutti gli interventi occulti anti-Lega di cui sono farciti tutti i programmi di intrattenimento, anche la presentazione del nuovo disco di Celentano su Rai 1 in prima serata, è stato utilizzato dall'intervistatrice per consentire alcuni esternazioni in favore del nuovo governo, e contro la terribile idea del federalismo, e fatti di questo genere si ripetono tutti i giorni.

  Se Hitler avesse avuto la TV
Ultimamente in particolare Rai 3 ha cominciato a presentare le notizie sulle rivendicazioni della Padania associandole ad immagini di repertorio del fascismo o della Germania nazista, per instaurare un clima di paura cercando di creare un assurdo parallelismo della Lega con il fascismo. A questo proposito devo dire, rifacendomi ancora una volta a Karl Popper di cui condivido pienamente la tesi che: Non c'era la televisione in Germania sotto Hitler, anche se la sua propaganda fu costruita scientificamente quasi con la potenza di una televisione. Credo che un nuovo Hitler avrebbe, con la televisione un potere infinito. Per fortuna anche i nemici della democrazia non sono ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare impareranno ad usarla in tutti i modi, anche nelle situazioni più pericolose. Allora sarà troppo tardi.
 
 Una patente per fare TV
La proposta di Popper per il controllo del potere televisivo è quella di istituire un organismo autonomo, delegato da una legge dello stato, che autocontrolli tutti coloro che sono coinvolti nella produzione televisiva. Tutti gli operatori della televisione dovrebbero conseguire una patente, un brevetto, concessa dopo un corso di addestramento al termine del quale ci sarà un esame, e che possa essere ritirata a vita per chi agisca in contrasto con certi principi. Una supervisione costante che dovrebbe essere molto più efficace di qualsiasi censura. Lo scopo principale del corso dovrebbe essere quello di insegnare a tutti gli operatori che saranno coinvolti nell'educazione dei bambini come degli adulti, e l'esame dovrà dimostrare che i candidati non solo hanno appreso la materia ma sono consapevoli della loro responsabilità educativa. In questo modo ogni lavoratore della televisione potrà dire ai dirigenti della produzione "non lavoro a questo pr ogramma perché voglio tener fede alla promessa che ho fatto, e non voglio che mi ritirino la patente". Questo dovrebbe creare di fatto una situazione in cui il produttore è sottoposto al controllo delle persone che lavorano alle sue dipendenze.
L'idea piuttosto futuribile di Popper è ovviamente di difficilissima introduzione, anche se per il momento appare l'unica via possibile ad un controllo efficace, tanto è vero che anche la Fondazione Einaudi il 20 gennaio del 1996 al termine del convegno Comunicazione senza regole ha presentato un documento ispiratore per la regolamentazione televisiva che raccoglie diversi aspetti delle proposte Popperiane.

  Il futuro: Internet e il villaggio globale
La regolamentazione è di difficile introduzione anche perché dovrebbe essere fatta a livello mondiale, in quanto ormai con i satelliti viviamo in quello che si definisce il villaggio globale, dove come aveva predetto Marshall McLuhan le distanze si annullano e tutti siamo protagonisti sulla stessa scena, attraverso i media elettronici che ci consentono di intercomunicare in tempo reale, annullando di fatto le distanze e le barriere culturali, teorizzando una percezione fisica e non soltanto visiva o auditiva delle informazioni come massaggio totale del nostro corpo. Il futuro non sarà quindi solo televisione, che comunque non sparirà mai, Internet la rete globale rappresenta una possibile evoluzione, forse meno pericolosa in quanto interattiva, e quindi non solo fornitrice di informazioni predefinite.

 DOBBIAMO ESSERE SPETTATORI CRITICI
In ogni caso per il momento dobbiamo imparare a difenderci dal potere televisivo con l'unico mezzo che è a nostra disposizione, la capacità critica che ognuno di noi possiede e con la quale dobbiamo inaugurare un nuovo modo di utilizzare il nostro elettrodomestico. Non dobbiamo più essere spettatori passivi o distratti, ma attenti a valutare tutti i messaggi che viaggiano via etere fino a raggiungere il nostro cervello. Ci accorgeremo che molte cose non sono così come appaiono a prima vista, la televisione può essere informativa e questo è un bene, tuttavia può essere distorta, occorre capire questo fatto e prenderne coscienza per riflettere e poi agire; ridurre l'influenza esercitata dalla televisione nella vita dei bambini è un primo passo per assicurargli un futuro migliore. Questo passo va fatto subito.



  Esempi Italiani:
    Pubblicità e mercato discografico
Spot che pubblicizzano alcuni prodotti musicali voluti dai discografici, mentre gran parte della produzione resta sconosciuta; la reazione del mercato è stata l'interessamento e l'acquisto solo dei prodotti pubblicizzati, mentre una volta, non tanti anni addietro, l'interesse era per la musica nel suo insieme, la scoperta di un nuovo artista portava all'interessamento per la sua storia ed i lavori precedenti, i negozi di musica potevano essere punti di incontro e di confronto per gli appassionati e per i neofiti, ora con l'appiattimento dell'interesse non più, si è perso questo punto di socializzazione come molti altri a vantaggio della divulgazione televisiva dove si continua ad essere spettatori e non attori della propria esistenza. Anche i programmi musicali di cui sembra (ma è solo apparenza) esserci una grande proliferazione, non fanno cultura e quindi tanto meno educazione musicale, privilegiano e promuovono costantemente musica straniera, mentre la musica italiana e folk che fa parte della nostra cultura recita un ruolo da comprimaria. Chi si ricorda i vecchi programmi Settevoci e Senza Rete? la Rai pare vergognarsene e utilizza le repliche per occupare orari notturni di ascolto quasi nullo. Oggi Mille lire al mese che poteva avere i numeri per fare un po' di educazione musicale si è risolta in una ignobile passerella glorificatrice per Baudo e Magalli, rasentando in alcune occasioni anche il cattivo gusto.
Un modo positivo di utilizzare la TV potrebbe fare crescere l'interesse per la musica in Italia togliendoci ad esempio dal 21° posto fra i paesi più industrializzati per quanto riguarda l'acquisto pro capite annuo di dischi: dati del 1994 15.000 lire anno pari a 1/2 disco per persona contro le 80.000 lire di Norvegia e Svizzera o le 75.000 di Usa e Giappone pari a circa 5 dischi, ma anche alcuni paesi del terzo mondo spendono più dell'Italia per la musica.
  Televendite: pubblicità ingannevole
Gli imbonitori televisivi sono fra i più abili a sfruttare la potenza del mezzo a loro disposizione, adattandosi ai diversi orari e colpendo selettivamente diverse tipologie di spettatori, prima esaltando caratteristiche fittizie dei prodotti, poi generando il desiderio, ed infine facendo credere nella grande convenienza di un affare mai visto (e che mai si vedrà). Ricordate il Cacao Meravigliao?
Copyright 1998 Giacomino Gallazzo


I contributi a cui si fa riferimento sono tratti dal saggio Thief of Time, Unftaithful Servant: Television and the American child, pubblicato su "Daedalus" vol. 122, n. 1 Inverno 1993.