Il potere dei media
Prima della TV esisteva
principalmente la comunicazione collettiva, gli spazi pubblici, il cinema
e ovviamente i giornali, tutti mezzi che comunque richiedono un interessamento
attivo, la precisa volontà di ricevere informazioni; se fino a qualche
decennio fa l'informazione andava cercata all'esterno delle mura domestiche,
ora invece con la diffusione di massa della televisione, le informazioni
sono già dentro, e lo spettatore diventa un ricettore passivo della
marea di notizie e informazioni che vengono introdotte nell'ambiente domestico.
Il pericolo delle idee che si affermano in modo inconscio
Negli ultimi decenni la
televisione ha rivoluzionato le comunicazioni influenzando profondamente
la vita famigliare. Oggi la televisione è la fonte primaria di notizie,
di informazioni e di svago per innumerevoli famiglie, a tal punto da condizionarne
gli atteggiamenti, le opinioni ed i comportamenti; in modo particolare
per quanto riguarda gli spettatori più giovani e quelli meno dotati
di senso critico.
L'influenza della televisione,
dice John Condry nel suo studio ladra di tempo, serva infedele, dipende
da due fattori: l'esposizione e i contenuti. Quanto maggiore è
l'esposizione dello spettatore allo spettacolo televisivo, tanto maggiore
è, in genere, l'influenza esercitata dal mezzo. In una certa misura,
la natura di tale influenza sarà determinata dai contenuti. Tuttavia,
l'esposizione basta da sola ad influenzare lo spettatore, indipendentemente
dai contenuti. Lo studio prende in esame i comportamenti degli americani
nei confronti della televisione, ma i dati sono validi anche per l'Italia
senza differenze significative. Nel giro di poco più di dieci anni
dalla sua invenzione il novanta per cento della famiglie possedeva un televisore,
ed oggi in quasi tutte le case i televisori presenti non sono mai meno
di due o tre; questa diffusione secondo alcune stime ha provocato un aumento
del 58 per cento del tempo trascorso a contatto con i mezzi di comunicazione.
Dal 1960 il tempo durante il quale viene tenuto acceso l'apparecchio televisivo
è costantemente aumentato, ed oggi è di oltre sette ore al
giorno. L'introduzione della televisione ha quindi provocato un vasto mutamento
delle abitudini di vita.
Politica dell'immagine,
dell'apparire e non dell'essere
Se in origine la televisione
ha svolto un interessante ruolo di diffusione culturale, ricordiamoci trasmissioni
come non è mai troppo tardi, che hanno contribuito in modo determinante
alla sconfitta dell'analfabetismo in Italia, questo ruolo con il passare
del tempo è stato via via abbandonato, con il crescere delle necessità
di mercato e di successo le competizioni per l'audience hanno creato la
tendenza ad un costante peggioramento della qualità dei programmi.
Il fatto è che i produttori televisivi che praticano una vera e
propria pornografia culturale, hanno in effetti dei vantaggi su quelli
che non lo fanno. Il risultato è che la televisione è progressivamente
sempre più incline al sensuale, al sessuale e al sensazionale, in
tutti i sensi. Programmi come Stranamore, Carramba che sorpresa, godono
di grande successo giocando con le emozioni e i sentimenti altrui, ma anche
le notizie di cronaca dei telegiornali, sfruttano immagini sempre più
forti, più spinte per catturare l'attenzione attraverso il sensazionalismo,
in nome della libertà di informazione le scene e le vittime di delitti
o incidenti vengono ripresi anche infilando le telecamere sotto i teli
di protezione, violando anche quell'ultimo pudore della morte; per non
parlare dei servizi di guerra dove si è già arrivati a pagare
i combattenti per inscenare scontri che la telecamera non aveva fatto in
tempo a riprendere
Provate a guardare un giorno
qualunque i telefilm americani, che girano tutto il mondo, o la pubblicità.
Guardate con attenzione l'immagine della vita ricca e spensierata che il
più delle volte esse trasmettono, e pensate che effetto possono
fare in una favelas del brasile. L'effetto della diffusione delle seducenti
immagini della civiltà occidentale, del mondo consumistico, se già
creano un effetto sui telespettatori più giovani o deboli del nostro
paese, hanno un effetto esasperato sugli stili di vita di quegli spettatori
che non condividono i codici di comunicazione ai quali noi siamo assuefatti.
Il contenuto di realtà delle situation-comedy americane o della
pubblicità nostrana, è minore di quello delle leggende dell'inizio
dell'era moderna; ma il loro effetto è di gran lunga più
forte. In particolare la pubblicità nel secondo e nel terzo mondo,
ma anche agli occhi dei nostri bambini, passa per una descrizione attendibile
di un possibile modo di vita, condizionando in buona parte le aspettative
legate alle migrazioni. Ricordiamoci di quanto accaduto con l'Albania,
i programmi Italiani ricevuti subito dopo il crollo del regime, hanno spinto
decine di migliaia di persone a partire immediatamente e a qualunque costo
verso quello che avevano imparato a conoscere come il regno del benessere.
La stessa televisione, con incredibile ingenuità, ce li presentava
poi increduli, a dichiarare che in Italia tutti erano ricchi, non esistevano
problemi di lavoro, e quindi anche loro potevano trovare un posto. La realtà
è dunque quella che viviamo o quella che vediamo in televisione?
Un fatto reale per essere vero deve oggi essere trasmesso in TV, e quindi
forse basta che una qualsiasi storia venga trasmessa come vera per diventare
reale, più vera del vero.
LA CHIESA E LA TELEVISIONE
Con largo anticipo rispetto
ai leader politici, grazie alla grande sensibilità di Giovanni Paolo
II, la chiesa ha intuito le grandi potenzialità del mezzo di comunicazione
di massa, e ancora prima del 1980 ha iniziato ad utilizzare la televisione
per farla mezzo della evangelizzazione cristiana, promuovendo la partecipazione
di religiosi ad ogni tipo di spettacolo televisivo, dai talk-show ai programmi
sportivi. In perfetta sintonia con il pensiero del Papa troviamo un altra
influente figura della Chiesa, il cardinale Carlo Maria Martini che paragona
il fratello televisore al lembo del mantello di Gesù.
Questa influenza televisiva
che come vedremo più avanti non è estranea al capovolgimento
della situazione politica nella ex Unione Sovietica, diventa però
più critica e allarmata con l'inizio degli anni novanta, quando
all'ottimismo per l'azione divulgatrice subentra la preoccupazione per
il vuoto morale, la perdita di responsabilità, la ricerca di autogratificazione
attraverso i consumi materiali. Dice il Pontefice: "La televisione può
arricchire la vita familiare, ma la può anche danneggiare: diffondendo
valori e modelli di comportamento falsati e degradanti, mandando in onda
pornografia e immagini di brutale violenza; inculcando il relativismo morale
e lo scetticismo religioso; diffondendo resoconti distorti o informazioni
manipolate sui fatti ed i problemi di attualità, creando attraverso
la pubblicità desideri affidati ai più bassi istinti; esaltando
false visioni della vita che ostacolano l'attuazione del reciproco rispetto,
della giustizia e della pace." E ancora, descrivendo
gli effetti dei messaggi trasmessi da quello che il Pontefice ama definire
il moderno areopago (Termine non a caso ripreso da quello che nell'antica
Grecia, nel momento in cui i politici stavano perdendo potere a vantaggio
dei ricchi possidenti nel IX secolo a.C. rappresentava il supremo consiglio
di giustizia e politica); dice: "Un settore tanto decisivo della società
non va abbandonato ai giochi del mercato, ma va opportunamente tutelato
per garantire un equilibrato e democratico confronto di opinioni".
Bambinaia elettronica
dice Karol Wojtyla
Il maggiore problema dell'utilizzo
del mezzo televisivo è senza dubbio legato all'educazione dei figli.
Oggi c'è qualcosa che non va nella nuova generazione di bambini,
nel modo in cui crescono. La rapida evoluzione di questi ultimi anni ha
modificato il tessuto urbano, la famiglia appare completamente stravolta
e la scuola funziona male, quando funziona. Sono in aumento i suicidi e
gli omicidi di minori, e molti bambini hanno disturbi fisici e sofferenza
mentale. Quale è la responsabilità della televisione in questa
situazione ? Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima chiederci,
come si diventa adulti ? Nell'antichità i bambini trascorrevano
il loro tempo nelle comunità in cui erano nati, osservando gli adulti
nelle loro attività di lavoro e di svago; in questo modo imparavano
quanto da grandi gli serviva per inserirsi in una società che conoscevano.
Con l'epoca della rivoluzione industriale la situazione ha cominciato a
cambiare. Le persone si staccavano in numero crescente dalle comunità
in cui avevano vissuto e si trasferivano nelle città in cerca di
altre opportunità economiche e sociali. Nel mondo industriale urbano
i bambini osservavano la vita in modi nuovi, le scuole sono state inventate
proprio per completare le opportunità di apprendimento che la sola
osservazione non era più in grado di fornire. Negli ultimi anni
la situazione si è modificata in modo ancora più spettacolare,
con una accelerazione senza precedenti, oggi nella settimana tipo, uno
studente trascorre almeno 27 ore davanti alla TV che sommate a quelle dei
videogiochi diventano 40, considerando che mediamente trascorrono svegli
112 ore a settimana (16 ore al giorno), e di queste 40 ore sono dedicate
alla scuola contando anche il tempo dedicato ai compiti ed il tempo per
andare e tornare, restano solo 32 ore per avere rapporti umani con i coetanei
e i familiari.
I bambini guardano la televisione
con motivazioni decisamente diverse da quelle degli adulti. La maggior
parte degli adulti guarda la televisione per divertimento; la maggior parte
dei bambini, pur trovandola divertente, guarda la televisione per capire
il mondo.
La motivazione unita alla
grande quantità di tempo dedicata ad assistere ai programmi televisivi
toglie ogni dubbio sull'influenza che questo mezzo ha sull'educazione.
Ancora Karol Wojtyla ha
recentemente ammonito: "Formare l'educazione e le abitudini dei figli,
a volte può semplicemente voler dire spegnere il televisore, perché
ci sono cose migliori da fare o perché la visione indiscriminata
della televisione può essere dannosa. I genitori che si servono
abitualmente e a lungo della televisione come di una specie di bambinaia
elettronica, abdicano al ruolo di primari educatori dei propri figli".
violenza negli spettacoli
in particolare per i bambini
La televisione è
una ladra di tempo: Quando i bambini la guardano ininterrottamente per
ore, non fanno altre cose che sul lungo periodo sono assai più importanti
per il loro sviluppo, ma non solo il contenuto di programmi e pubblicità
influenza profondamente atteggiamenti, credenze e azioni dei bambini.
In genere i bambini cominciano
a guardare i cartoni animati verso i due anni di età, mentre fra
i sei e gli undici anni si interessano sempre maggiormente alle situation
comedies, cioè gli sceneggiati comici. I bambini piccoli guardano
i cartoni animati perché sono molto "marcati" cioè ogni azione
è sottolineata da caratteristiche che attirano l'attenzione, questo
perché l'attenzione del bambino è discontinua, quindi gli
effetti audio contribuiscono a richiamarli davanti all' apparecchio. I
bambini non capiscono il contenuto dei programmi allo stesso modo degli
adulti, ad esempio non riescono a trarre deduzioni da una azione sottintesa
ma non esplicitamente mostrata. E' improbabile che capiscano i messaggi
più sottili, cioè che certe azioni sono più significative
di altre, ma una cosa che senz'altro capiscono è che se uno vuole
una cosa ed è più forte o più potente di un altro,
la ottiene. Questo messaggio figura in modo dominante in tutti i cartoni
di azione o avventura. E' ampiamente documentato che il quantitativo di
violenza contenuto negli spettacoli per bambini è nettamente maggiore
rispetto a quello dei programmi per adulti trasmessi nella fascia serale,
nei programmi per bambini ci sono una media di 25 atti di violenza l'ora,
contro i cinque l'ora dei programmi per adulti di prima serata.
Guardare simili programmi,
come dimostrato da centinaia di studi effettuati a partire dagli anni sessanta,
induce i bambini di entrambi i sessi ad atteggiamenti più aggressivi.
Grande scalpore suscitò nell'opinione pubblica di tutto il mondo
la notizia di due bambini di dieci anni che a Liverpool rapirono e uccisero
un bambino di due anni senza alcun motivo;. e da allora la cronaca di violenze
di questo tipo si è purtroppo moltiplicata. Assistere a programmi
televisivi violenti influenza però non solo il comportamento ma
anche credenze e valori.
creazione di modelli
di vita senza lavoro
Guardando la televisione
i bambini non fanno forse quello che hanno sempre fatto ? cioè osservare
la società per capire che posto occupano al suo interno? però
la televisione non li informa sul mondo perché non è concepita
per fornire ai bambini informazioni sul mondo reale. La televisione oggi
ha un unico obbiettivo: vendere merci. Lo scopo dei responsabili della
programmazione è catturare l'attenzione del pubblico e trattenerla
abbastanza a lungo per pubblicizzare un prodotto. Per questo non ci si
può aspettare di vedere la realtà in televisione, se quello
che attrae l'attenzione è distorcere la realtà, vi sarà
distorsione o peggio invenzione. La televisione è governata dall'orologio,
qualsiasi elemento o incertezza debbono essere risolti entro il tempo stabilito,
e se non lo sono e lo stesso; ci sono i prodotti da vendere. E' il tempo
che detta il passaggio ad un altro programma, un altro prodotto e sotto
questo profilo la televisione somiglia alla scuola .
Se un allievo si interessa
ad uno specifico argomento, se una discussione rivelatrice e importante
inizia appena prima della campanella, non c'è scampo, la campanella
suona: è ora di cambiare argomento. Atteggiamenti del genere banalizzano
l'interesse e ostacolano l'apprendimento; insegnano ai bambini a non farsi
coinvolgere troppo da nulla. Ne la televisione ne la scuola promuovono
l'interesse verso un argomento al di là di quello che concede l'orologio.
C'è forse da stupirsi se gli insegnanti riferiscono che l'attenzione
degli alunni è discontinua, che non si sofferma mai a lungo su nulla,
neppure sugli argomenti che hanno scelto loro stessi?
Se i bambini di oggi come
sostengono alcuni sono più aggressivi, crudeli con i loro simili,
se mancano di solidarietà, se ridono dei deboli o di chi dimostra
di avere bisogno di aiuto è forse per ciò che vedono sul
piccolo schermo? La ricchezza è la chiave per passarsela bene in
TV; i più ammirati sono i ricchi, vivono in bellissime case e vanno
in giro con auto bellissime; la cosa assurda è che la TV non mostra
nessuno intento a lavorare per guadagnare quelle ricchezze che ostenta.
Non esiste alcun legame fra il lavoro e la vita. I bambini (ma forse anche
alcuni adulti) che per natura trovano sempre la via più semplice
alla soluzione dei problemi, cercano la bella vita come la vedono in televisione,
vale a dire possedere tante cose per essere felici, ma non sanno come procurarsele.
E come potrebbe essere diversamente? non si può mostrare le fatiche
del lavoro in televisione, sarebbe uno spreco di tempo e renderebbe i programmi
noiosi, inammissibile! In televisione ogni momento deve essere emozionante,
a queste condizioni è impossibile rappresentare il rapporto causa
risultato fra lavoro e ricchezza.
La TV Elogia le droghe e gli atti violenti
La TV e comunque sempre
istruttiva, bisogna però vedere cosa insegna. Da tempo è
in atto la lotta alla droga, un aspetto di questa lotta è la componente
educativa, si possono vedere in televisione diversi spot che esortano gli
spettatori, ed in particolare i giovani ad evitare l'uso di droghe, volti
noti e famosi si prestano per queste importanti campagne educative, un
esempio felice di utilizzo del mezzo televisivo? forse.
Se analizziamo però
attentamente il complesso dei programmi di una comune giornata televisiva
c'è di che scoraggiarsi, i messaggi antidroga sono in numero nettamente
inferiore a quelli pro-droga, per ogni messaggio che scoraggia l'uso delle
droghe ve ne sono 6 che dicono: "se non ti senti bene, prendi una droga,
o un farmaco o un alcoolico".
Un messaggio pro-droga può
essere ogni situazione in cui viene rappresentato un personaggio che fa
uso di alcool, birra, sigarette, farmaci stimolanti per arrivare alle droghe
pesanti senza conseguenze negative; mentre la situazione in cui il personaggio
fa le stesse cose ma subisce un danno di qualunque genere è
un messaggio antidroga.
Sebbene le campagne di pubblico
interesse hanno un'efficacia nell'influenzare i comportamenti circa il
rischio di abuso di droghe, i programmi televisivi e le pubblicità
raffigurano un mondo in cui l'uso dell'alcool e delle droghe è diffuso
in maniera allarmante ed in modo del tutto naturale. Non riesci a dormire?
prendi qualcosa, non riesci a stare sveglio? prendi qualcosa, Vuoi dimagrire?
prendi qualcosa, Ti senti un po' giù? prendi qualcosa o beviti una
birra. Che cosa insegna questo ai giovani sull'uso e l'abuso di sostanze?
non dice forse che in fondo le droghe sono legittime, fanno parte della
cultura generale.
Influenza del Giappone e conquista culturale
Un altro aspetto particolare
della formazione televisiva sono i cartoni animati giapponesi, sarebbe
troppo lungo qui approfondire questo argomento, lo voglio però segnalare
in quanto le ultime generazioni di ragazzi occidentali stanno dimostrando
comportamenti influenzati da una cultura che non è la nostra. Il
grande proliferare di cartoni giapponesi, zeppi di situazioni incredibili,
miscuglio di realtà e fantasia dove comuni ragazzi riescono a fare
cose impossibili, oppure personaggi impossibili convivono in uno spazio
quasi reale, sono frutto di una tradizione culturale che ha radici estremamente
differenti dalla nostra, e quello che è più o meno naturale
per un bambino giapponese rischia di essere causa di trasformazioni importanti
in un bambino occidentale. Per dare un'idea della grande differenza fra
le due culture basti pensare che in Giappone due concetti per noi naturalmente
diversi come lo spazio inteso come distanza e il tempo, sono concentrati
in un'unica espressione "ma" che vuole dire intervallo;
è chiaro che due culture così radicalmente diverse non possono
che esprimere modi di agire e di vivere differenti
I giapponesi sconfitti nel
loro sogno di conquista con la seconda guerra mondiale, sono forse in procinto
oggi di trasformarci attraverso la televisione ed i rapporti commerciali,
innestando la loro cultura della forma, dell'apparenza sulla nostra della
sostanza. La loro cultura che ha consentito anche grazie alle rigide gerarchie
feudali ancora vive, al Giappone di essere il paese con il più basso
tasso di violenza e malavita al mondo è totalmente diversa e inversa
alla nostra basata sulla verità e sulla giustizia, è basata
su rapporti in codice, parametri estetici, sulla forma della realtà.
Lo scontro di queste culture non si avverte però solo da noi, perché
i programmi televisivi occidentali arrivano in oriente che si sta a sua
volta occidentalizzando, creando fratture insanabili come le sette religiose
che hanno fatto la strage della metropolitana di Tokyo.
Utilizzo a fini politici
Ho cominciato parlando delle
preoccupazioni del mondo politico sull'utilizzo della televisione, non
dimentichiamo però che la classe politica dirigente in Italia ha
sempre fatto un uso propagandistico della TV in modo costante, con i telegiornali,
con i servizi speciali, persino con lo sport quando questo serviva a distogliere
l'attenzione dai problemi reali. Quello che è avvenuto negli ultimi
anni è solo una enfatizzazione di questo uso ed uno scontro fra
i due gruppi dominanti, impegnati sulle reciproche reti a sostenere le
rispettive tesi, inserendo messaggi più o meno espliciti in ogni
programma a disposizione. A livello mondiale un esempio di abuso di utilizzo
della televisione per scopi politici è stata senz'altro l'Unione
Sovietica e in tempi più recenti la Jugoslavia. Per quanto concerne
l'Unione Sovietica l'inizio dell'era dei satelliti ha avuto sicuramente
un ruolo determinante nel crollo del regime comunista, che ha dimostrato
il suo fallimento, il fallimento di tutta l'ideologia marxista, posto a
confronto con i modelli più evoluti della società occidentale.
Sono stati i media e l'effetto di ritorno dell'opinione pubblica internazionale,
nel periodo che va dal primo viaggio del Papa in Polonia (giugno 1979)
all'apertura del muro di Berlino (novembre 1989), a dare energia ad un
movimento di trasformazione fino allora inimmaginabile nei regimi comunisti.
Karl Popper il grande pensatore
liberale che ha combattuto per tutta la vita gli eccessi dello ingegneria
sociale e del controllo dello stato sui cittadini, ha scritto nel suo testamento
spirituale"La caratteristica essenziale della democrazia deve essere quella
di mettere sotto controllo il potere politico, ora è accaduto che
la televisione è diventata un potere politico colossale, forse il
più importante di tutti e così sarà certamente se
continueremo a consentirne l'abuso. Nessuna democrazia può sopravvivere
se non metteremo fine all'abuso di questo potere." Può sembrare
strano che un filosofo liberale per di più il teorico della società
aperta lasci come ultimo scritto delle proposte regolative se non addirittura
censorie nei confronti di un mezzo di comunicazione, ma in questo caso
è la democrazia stessa che lo richiede per tutelare la libertà
dei cittadini.
Il pericolo per la conquista della libertà!
Un esempio di utilizzo politico
di parte della televisione lo stiamo vivendo in questo periodo, in cui
tutti i notiziari insistono con sempre maggiore veemenza nel tentativo
di delegittimare la proposta politica della Lega Nord, ampi spazi sono
riservati agli interventi di leader politici che sottolineano a turno la
pericolosità, l'egoismo, l'incostituzionalità della richiesta
di indipendenza, non mi dilungo perché i risultati li abbiamo sotto
gli occhi tutti i giorni, voglio solo ricordare come i telegiornali colpiti
sul vivo dall'iniziativa di Bossi di allontanare le telecamere da un comizio,
proprio per denunciare questo stato di cose, hanno reagito facendo fronte
comune, Rai e Fininvest, nel denunciare l'assurda e ingiustificata violenza
di alcuni pacifici signori che hanno invitato i cameramen a spegnere le
telecamere, dimenticando del tutto le scene, quelle si di vera violenza,
di diversi loro leader politici importunati dall'inviato di Striscia la
notizia, che malgrado tutto è forse oggi il telegiornale più
imparziale della televisione italiana. Non dobbiamo però dimenticare
tutti gli interventi occulti anti-Lega di cui sono farciti tutti i programmi
di intrattenimento, anche la presentazione del nuovo disco di Celentano
su Rai 1 in prima serata, è stato utilizzato dall'intervistatrice
per consentire alcuni esternazioni in favore del nuovo governo, e contro
la terribile idea del federalismo, e fatti di questo genere si ripetono
tutti i giorni.
Se Hitler avesse avuto la TV
Ultimamente in particolare
Rai 3 ha cominciato a presentare le notizie sulle rivendicazioni della
Padania associandole ad immagini di repertorio del fascismo o della Germania
nazista, per instaurare un clima di paura cercando di creare un assurdo
parallelismo della Lega con il fascismo. A questo proposito devo dire,
rifacendomi ancora una volta a Karl Popper di cui condivido pienamente
la tesi che: Non c'era la televisione in Germania sotto Hitler, anche se
la sua propaganda fu costruita scientificamente quasi con la potenza di
una televisione. Credo che un nuovo Hitler avrebbe, con la televisione
un potere infinito. Per fortuna anche i nemici della democrazia non sono
ancora del tutto consapevoli del potere della televisione. Ma quando si
saranno resi conto fino in fondo di quello che possono fare impareranno
ad usarla in tutti i modi, anche nelle situazioni più pericolose.
Allora sarà troppo tardi.
Una patente per fare TV
La proposta di Popper per
il controllo del potere televisivo è quella di istituire un organismo
autonomo, delegato da una legge dello stato, che autocontrolli tutti coloro
che sono coinvolti nella produzione televisiva. Tutti gli operatori della
televisione dovrebbero conseguire una patente, un brevetto, concessa dopo
un corso di addestramento al termine del quale ci sarà un esame,
e che possa essere ritirata a vita per chi agisca in contrasto con certi
principi. Una supervisione costante che dovrebbe essere molto più
efficace di qualsiasi censura. Lo scopo principale del corso dovrebbe essere
quello di insegnare a tutti gli operatori che saranno coinvolti nell'educazione
dei bambini come degli adulti, e l'esame dovrà dimostrare che i
candidati non solo hanno appreso la materia ma sono consapevoli della loro
responsabilità educativa. In questo modo ogni lavoratore della televisione
potrà dire ai dirigenti della produzione "non lavoro a questo pr ogramma
perché voglio tener fede alla promessa che ho fatto, e non voglio
che mi ritirino la patente". Questo dovrebbe creare di fatto una situazione
in cui il produttore è sottoposto al controllo delle persone che
lavorano alle sue dipendenze.
L'idea piuttosto futuribile
di Popper è ovviamente di difficilissima introduzione, anche se
per il momento appare l'unica via possibile ad un controllo efficace, tanto
è vero che anche la Fondazione Einaudi il 20 gennaio del 1996 al
termine del convegno Comunicazione senza regole ha presentato un documento
ispiratore per la regolamentazione televisiva che raccoglie diversi aspetti
delle proposte Popperiane.
Il futuro: Internet e il villaggio globale
La regolamentazione è
di difficile introduzione anche perché dovrebbe essere fatta a livello
mondiale, in quanto ormai con i satelliti viviamo in quello che si definisce
il villaggio globale, dove come aveva predetto Marshall McLuhan le distanze
si annullano e tutti siamo protagonisti sulla stessa scena, attraverso
i media elettronici che ci consentono di intercomunicare in tempo reale,
annullando di fatto le distanze e le barriere culturali, teorizzando una
percezione fisica e non soltanto visiva o auditiva delle informazioni come
massaggio totale del nostro corpo. Il futuro non sarà quindi solo
televisione, che comunque non sparirà mai, Internet la rete globale
rappresenta una possibile evoluzione, forse meno pericolosa in quanto interattiva,
e quindi non solo fornitrice di informazioni predefinite.
DOBBIAMO ESSERE SPETTATORI CRITICI
In ogni caso per il momento
dobbiamo imparare a difenderci dal potere televisivo con l'unico mezzo
che è a nostra disposizione, la capacità critica che ognuno
di noi possiede e con la quale dobbiamo inaugurare un nuovo modo di utilizzare
il nostro elettrodomestico. Non dobbiamo più essere spettatori passivi
o distratti, ma attenti a valutare tutti i messaggi che viaggiano via etere
fino a raggiungere il nostro cervello. Ci accorgeremo che molte cose non
sono così come appaiono a prima vista, la televisione può
essere informativa e questo è un bene, tuttavia può essere
distorta, occorre capire questo fatto e prenderne coscienza per riflettere
e poi agire; ridurre l'influenza esercitata dalla televisione nella vita
dei bambini è un primo passo per assicurargli un futuro migliore.
Questo passo va fatto subito.